Premio Racconti nella Rete 2022 “Una giornata tipo” di Barbara Ortelli Pin
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022Altalene e scivoli erano presi d’assalto dai piccoli. Quelli più grandicelli giocavano a palla o si rincorrevano nei viali serpeggianti tra gli alberi, alcuni maestosi. Lo sfogliarsi autunnale non era ancora in atto e le foglie, vibranti di colori, luccicavano contro un cielo azzurro dilatato. Quell’esplosione di giallo, arancio e rosso riverberava contro le mura di cinta del parco comunale, sfumando poi nei giardini privati confinanti dove gli orti e le piante da frutto si avviavano al riposo. Solo i cachi, con le loro grosse bacche arancioni, sembravano rimandare a quell’allegria.
Su un vecchio ciliegio un picchio verde batteva il tempo.
Giovanni, immobile, lo osservava dalla finestra. Era il suo ondeggiare ad attrarlo o quel metodico tamburellare? Improvvisamente si girò di scatto e volendolo imitare batté i piedi a terra. Il ritmo iniziale ben presto si allentò. Inseguendo una composizione propria Giovanni uscì dalla camera, percorse lo stretto corridoio reso buio e oppressivo dal colore scuro dei mobili e, sempre picchiando i piedi, raggiunse la cucina dove la televisione accesa come sempre sin dal mattino faceva da sottofondo. La porta era socchiusa. La nonna era lì, rapita dalle programmazioni.
Spalancò la porta e le gridò “Stupida, sei stupida”.
Lei non distolse lo sguardo dallo schermo. E non rispose. Il loro rapporto era difficile.
Eppure quando il nipote arrivava lo accoglieva calorosamente. Apriva l’uscio ed emetteva un suono. Una parola sola, un “ciao”. Ma il verso era così allungato che sembrava un “miao”. Come quello dei gatti in calore a notte fonda che ti costringe a chiudere le finestre se vuoi dormire. Miao e ciao si fondevano nella tromba delle scale, scivolavano lungo la ringhiera, giù fino all’entrata del condominio. E poi quel lamento risaliva le scale, con Giovanni. Si appiattiva quanto basta per scivolare sotto le porte dei vicini. Ma era sul pianerottolo d’entrata che il miagolio raggiungeva la sua massima intensità. La porta allora si richiudeva e l’immagine di nonna perfetta era salva.
Giovanni le voltò le spalle. Come una marionetta azionata da fili invisibili piegò la testa a sinistra quasi a toccare la spalla con l’orecchio; lo stesso a destra. Mosse le braccia. Una vibrazione continua si impossessò delle gambe. Iniziò a correre. Lanciò il peso dei suoi nove anni tra le varie stanze. Ogni corsa terminava con un salto. Seguito da un grido. Di nuovo una corsa, un salto, delle grida. Finché il nonno recitò un rosario di bestemmie. La nonna, riportata al mondo da tutto quel glorificare, pigramente si allontanò dalla tele. Affidò il peso delle sue rinascimentali cosce e i piedi gonfi a delle scarpe. Scarpe con tacco naturalmente. Trascinandosi pesantemente oltrepassò Giovanni bloccatosi in mezzo al corridoio sulla voce del nonno. Il bambino venne dapprima ammantato dal profumo del bucato che la nonna stava stendendo e poi da una sensazione sgradevole di caldo-umido che gli rubò per un attimo il respiro. In quel clima tropicale riprese a correre. Ripassò accanto al classico divano color nero dove alcune sue fotografie su una mensola ne documentavano lo sviluppo longilineo. Anche se, purtroppo, certe rotondità tipiche della famiglia si stavano già evidenziando.
Del resto movimento non ne faceva, a parte tutto quel correre e quel saltare.
Era praticamente cresciuto con i nonni, in quel appartamento, ancora prima del divorzio dei genitori. Vi trascorreva il dopo scuola, i fine settimana, le vacanze scolastiche. Sempre in casa. Giornate intere senza mai uscire. Qualunque fosse la stagione, il suo parco giochi era confinato in quell’appartamento. Sembrava che il disinteresse dei nonni per la vita oltre le mura di casa lo avesse impermeabilizzato, che tutto il suo corpo fosse a prova di mondo e vivesse dentro una grande bolla.
Suscitava nei vicini di casa una sorta di compassione. E muta incomprensione per quell’infanzia favolosamente monotona, per non vederlo mai correre nei campi controvento, per non saperlo al cinema o frequentare qualche workshop per bambini o ancora praticare sport. Invitare o essere invitato da amici. Ma non aveva coetanei al di fuori della scuola. Solo il tablet fungeva da cordone ombelicale col mondo.
Urlò e urlò, le corse e i salti erano ripresi con vigore. Le grida rimbalzarono tra le mura, oltrepassarono le finestre socchiuse. Circondarono la casa. Giovanni passò correndo accanto alla finestra senza prestarle attenzione.
Il picchio era volato via.
Qualcuno nel vicino orto stava raccogliendo i cachi. Nel parco delle famiglie si godevano il sole sedute sulle panchine, alcuni bambini sfrecciavano in bicicletta.