Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “La finestra sul cortile” di Gianni Luca Iaccarino

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Poi abbiamo fatto le scale di corsa, siamo entrate in casa e ci siamo chiuse a chiave nella stanzetta. È stato allora che abbiamo telefonato ai carabinieri. Il nonno diceva sempre che se vedevamo una cosa storta dovevamo avvertire lui, oppure, se per qualche motivo lui non c’era, dovevamo chiamare i carabinieri. Dalla caserma fino a casa nostra ci vogliono cinque minuti a piedi. “Voi dite solo quello che avete visto. Se vi chiedono il nome e cognome, rispondete che non glieli potete dare perché nella zona vive mala gente e avete paura”. E così abbiamo fatto. Gli ho detto che io e mia sorella avevamo trovato una pistola nel vaso della pianta fuori al portone di vico Santa Maria della Purità numero sessantacinque e che no, non l’avevamo presa: la pistola stava ancora là. Dopo che ho attaccato il telefono ci siamo guardate. Pina si è messa la mano davanti alla bocca. Non ho capito se voleva ridere o si stava cacando sotto dalla paura. Siamo andate di là e abbiamo trovato mamma che stendeva i panni. Le abbiamo chiesto se potevamo aiutarla. Così da fuori al balcone potevamo vedere tutto il vicolo e controllare la pistola nella pianta. Dopo qualche minuto è arrivata la macchina dei carabinieri. Non aveva la sirena accesa e non faceva neanche rumore mentre avanzava nella strada stretta. Ho sentito il fuoco nello stomaco. Pina mi fissava. Chi sa a lei cosa le è venuto. Forse, dopo, la mamma la manderà in bagno a fare la pipì per evitare che si faccia tutta gialla e poi prenderemo tutte e tre una bella camomilla. Per il momento lasciamo le mutande di mio padre nella bacinella e ci concentriamo su quello che fanno i carabinieri. Sono due. Uno è rimasto in macchina. L’altro è sceso per ispezionare il vaso e guardare la pistola da vicino. Dalla sua radio una voce parla a scatti. Intanto si è affacciata quella chiattona della signora a fianco. “Ch’è successo?”. Mia mamma non ha risposto proprio. Come per dire: “Gesù, ma non lo vedi che ci stanno i carabinieri, non la vedi la pistola nel vaso della pianta?”. Il nonno diceva che non dovevamo uscire fuori al balcone quando succedeva qualcosa nel vicolo. Lui si sporgeva un po’ da dentro e diceva: “È comiciato La finestra sul cortile”. Noi invece siamo curiose. E poi si affacciano tutti. Pure adesso sembra che qualcuno abbia dato la notizia, perché sono tutti alla finestra o al balcone, con i pigiami ancora addosso e i capelli scombinati. Il salumiere è uscito fuori al negozio e si è messo a spiare i movimenti del carabiniere. Il ragazzo che aggiusta i motorini, un po’ più giù, osserva la scena da lontano con la chiave inglese in mano. Più su, all’angolo con il vico Filatoio, quattro uomini parlano tra loro e gesticolano. Solo le suore della scuola di fronte non si vedono. Ma il nonno diceva che le suore non fanno testo: quelle pensano solo ai cazzi loro. Comunque, stamattina c’è stato poco da vedere perché il carabiniere ha preso la pistola dal vaso, è rientrato in macchina e se n’è andato.

Uno dei quattro uomini si è avvicinato al nostro palazzo scuotendo la testa. Rivolto al salumiere, ha detto: “Chell’era ‘a pistol’ ‘e Massimo!”. Ha un bermuda e una camicia mezza sbottonata che scopre una grossa catena d’oro appoggiata sulla pancia gonfia di birra. Ai piedi porta gli infradito. Ho visto che sta perdendo i capelli e la pelle della testa è rossa come una papaccella nell’insalata di rinforzo. Si è acceso una sigaretta e poi ha detto ad alta voce, per farsi sentire da tutti quelli che stavano affacciati, che voleva proprio capire chi aveva chiamato i carabinieri.
“’O schiattass’ ‘a cap’…”, ha ripetuto più volte, tutto incazzato. Pina se n’è entrata dentro. Io mi sono messa dietro a mamma e me la sono abbracciata forte. Poi mi sono ricordata che il nonno diceva che se qualcuno ti vuole fare qualcosa, non te lo dice prima: te la fa direttamente. Solo gli scemi minacciano. Comunque, se il nonno era ancora vivo, era certo che questo la testa non la spaccava a nessuno. Ma il nonno non c’è più. Non abbiamo messo la sua foto vicino alla statua di Padre di Pio sopra al vicolo. Non gli piacevano le facce dei morti che ti guardano dalle edicole votive. Eppure questa cosa che il nonno sta chiuso là sotto e non lo possiamo vedere più, né ci possiamo parlare, non la riusciamo a capire. Per me e Pina è andata al primo posto delle cose che non ci spieghiamo. Ha superato pure il fatto che Rose non si era tirato Jack sopra alla tavola di legno e lo aveva lasciato morire dentro all’acqua gelata dove era affondato il Titanic. Secondo noi su quella tavola si potevano salvare tutti e due. Io e Pina abbiamo rifatto la stessa scena a Capo Miseno con un’asse di legno molto più piccola e ci reggeva benissimo a tutte e due. Comunque, il nonno si schifava delle sceneggiate che succedono nel vicolo. Si faceva tutto rosso e diceva che qui, tanti anni fa, quando lui non era ancora nato e neanche suo padre era nato, c’erano soltanto ulivi. Questo rione era un uliveto. “Ma vi immaginate quant’era bello?”. E infatti una volta ci ha portate in una chiesa qui vicino a vedere il quadro della Madonna degli ulivi. A me sembrava che quella Madonnina avesse la pelle scura. Era la prima volta che ne vedevo una così. Aveva lo sguardo triste però. Forse perché non ne era rimasto nemmeno uno dei suoi ulivi. Comunque, mio nonno conosceva tante storie del nostro rione. Ci ha spiegato che Materdei in latino significa la mamma di Gesù. Quando la gente litigava o una macchina scendeva nel vicolo contro mano e ti suonava o ti accendeva i fari abbaglianti in faccia, quando la polizia arrestava qualche spacciatore o non si poteva scendere perché ci stava il morto per terra, si prendeva collera e diceva che l’unica soluzione era l’estinzione della razza napoletana. L’estinzione poteva avvenire o per un terremoto o per l’eruzione del Vesuvio o per un virus che si trasmetteva attraverso lo zucchero che si mette nell’espresso al bar. E poi, quando tutti i napoletani erano morti, la città sarebbe stata ripopolata da una colonia di Cingalesi. Che a Materdei ne sono tantissimi e se non facciamo caso alla puzza che viene dalle loro cucine e agli uomini che a volte esagerano con lo Stock 84, sono delle brave persone. Meglio dei napoletani sicuro.

Comunque, questo giù continua a sbraitare. Non ci può pensare che qualcuno ha chiamato i carabinieri. Mi sta salendo la stessa rabbia che montava al nonno. Vorrei proprio dirglielo che la pistola nella pianta l’abbiamo messa io e Pina. Era la pistola giocattolo che si è dimenticata da noi nostro cugino Pasquale. Abbiamo fatto una prova. Per vedere quello che succedeva. Da quando il nonno non c’è più e non ci racconta più le storie, ci annoiamo.

Mia mamma ha finito. Entriamo e ci chiudiamo dentro.

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13 commenti »

  1. Mi è piaciuto, è una descrizione di passato e presente che fa correre le righe piacevolmente e fa dimenticare di volere scoprire chissà quali delitti nascosti. In realtà mi sono sentita proprio come le due bambine; il gioco del “facciamo che” per vedere quello che succede è caratteristico dei bambini, ma farlo accompagnati da una sottile nostalgia per quel che era e non è più, aggiunge il tocco delle emozioni e culla l’animo nel sentimento della sicurezza degli affetti.

  2. Grazie per le belle parole che ha dedicato al mio racconto!
    Il suo riscontro è per me di grande incoraggiamento!

  3. Veramente ben scritto e divertente! Leggendolo mi sono sentita come se anch’io fossi affacciata alla finestra a guardare Napoli con tutta la sua vivacità e le sue contraddizioni.

  4. Mi fa davvero piacere sapere che le è piaciuto il mio racconto e la ringrazio per avermelo scritto!

  5. Me l’ero perso questo racconto, ma merita eccome! Fresco, scorrevole, allegro e minaccioso, speranzoso e rassegnato, ci catapulta nel mezzo di un vicolo con bambine e pistole, meccanici e chiattone, con la sua vita brutta e splendida insieme. C’è rabbia per la citta’ oltraggiata, amore per la gente semplice, e poi c’è una fantastica bambina che si affaccia e si tuffa con incoscienza in questo mondo complicato, con le parole del nonno a darle forza e direzione. Una scrittura brillante e perfettamente cucita sui personaggi e i fatti. Bravo Gianni Luca, a me e’ piaciuto overamente! 🙂

  6. Grazie! Un commento meraviglioso. Sono contento che la storia ti abbia ispirato parole così belle.

  7. Grandioso! Un racconto scorrevole, divertente, autentico sia nella forma che nel contenuto. Che dire? Complimenti.

  8. È cominciaro La finestra sul cortile!
    Complimenti!!! Bellissimo, pestifero, divertentissimo. Con finale a sorpresa, anche se un poco inverosimile. Una delle cose migliori che abbia letto in quest’edizione.
    Ti faccio sinceramente un sacco di In Bocca Al Lupo!

  9. Grazie! Soprattutto per il “pestifero”. È così che ho immaginato la mia protagonista…

  10. Leggendo questo racconto, mi sono resa conto che” facevo” l’accento napoletano, sicuramente da far ridere i polli, ma è pazzesco, sai? Sono diventata personaggio in mezzo ai tuoi, ci sono cascata dentro fino alla punta dei capelli, come si vede nei film, risucchiata dalle pagine. Non credo di dover aggiungere altro; si capisce che mi è piaciuto da morire, no?! Ora mi faccio un altro giro, rileggo da capo… e oplà!

  11. Grazie di cuore per il tuo commento.
    Già è bello che qualcuno possa leggere un tuo racconto, sapere che ci entra anche dentro, ti dirò, “è bello assaje”!

  12. Molto bello. Uno spaccato di vita napoletano visto con gli occhi di una bambina attraverso gli insegnamenti del nonno defunto. Le considerazioni e le paure infantili sono perfette e il tocco di ironia ne fanno un racconto ben sviluppato e pcevolissimo da leggere. Complimenti e in bocca al lupo.

  13. Una storia curiosa in cui la lingua viene moto valorizzata…davvero i personaggi si sentono parlare. Bravo

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