Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “KHALED” di Giuseppalfonso Mascolo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

No, non voglio alzarmi da qui. Sto benissimo seduta sul bordo della fontana di Piazza Esedra, circondata dalle macchine che correndo sui sampietrini fanno un rumore infernale quasi ritmato che ti fa compagnia ma che io non voglio sentire perché c’è aria di primavera in giro.

Si, è già marzo e tra poco si ricomincia a studiare per gli esami della sessione estiva. Non vorrei fare la professoressa come la frequenza della facoltà di Lettere e Filosofia indurrebbe a pensare ma il mio futuro di studentessa fuori sede e le precarie condizioni economiche della mia famiglia probabilmente non mi consentiranno di proseguire gli studi magari all’estero come avrei desiderato con altre specializzazioni.

Purtroppo la crisi c’è e si sente, rifletto mentre guardo sconsolata i miei stivali marroni che andrebbero cambiati,vabbè Natale non è lontano così tra una sorpresa e l’altra potrei avere da Babbo Natale degli stivali nuovi.

Assorta in queste riflessioni non mi accorgo che si èavvicinata Maria Grazia, un’amica… ,la mia amica che divide con me “le gioie” di una stanza affittata a Piazzale delle Provincie, a prezzi da strozzini.

Anche lei della provincia di Teramo, come me ed anche lei con una voglia tremenda di raggiungere Roma, studiare, conoscere gente nuova, tanta gente e chissà, trovare un amore… l’amore?

Per oggi le lezioni sono già finite per cui senza fretta, tra una cartina di sigaretta spiegazzata e un tabacco malconcio incominciamo a muoverci dalla piazza inondata del sole romano per raggiungere l’autobus e rientrare a casa.

Il traffico a Roma non è cortese si sa e quindi l’attesa per attraversare la piazza e raggiungere il marciapiede opposto può essere lunga. Il suono di un clakson impertinente però ci fa voltare senza motivo attirando l a nostra attenzione al “rituale” di un ragazzo sicuramente straniero che girato di spalle alla fontana getta sopra la sua testa e dentro l’acqua, delle monete.

Spontanea ed immediata la nostra risata nel guardarlo così come spontaneo ed immediato è stato il suo avvicinarsi a noi due.

Una richiesta gentile sul perché della nostra reazione, qualche battuta divertente sull’equivoco con Fontana di Trevi e così ci troviamo a chiacchierare con Khaled, un giovane algerino che vive a Roma da un anno lavorando come interprete in un’agenzia di viaggio proprio a Piazza Esedra.

Arrivate all’autobus, un veloce scambio di numeri di cellulare con la promessa di risentirsi e noi ritorniamo a casa, incuriosite da questo ventitreenne straniero conosciuto per caso. Certo è alto, è bello, si è proprio bello… ed entrambe brindiamo con una preziosa acqua minerale al suo incontro.

Alle 17.00 puntuale come sempre vado anche a lavorare perché la permanenza a Roma non è gratis e non voglio pesare troppo sulle mie già esigue finanze e perciò faccio la babysitter – insegnante di un bambino di 11 anni, figlio di un diplomatico USA a casa sua a Parioli, un’attività che mi ha passato una insegnante della facoltà frequentatrice di VIP.

Un ragazzino che ti adora, un incarico piacevole in una casa dove c’è tutto ma soprattutto c’è la fiducia per il mio lavoro.

Ho visto una sola volta il padre di Mike che ha un incarico sicuramente in ambasciata, attività che lo assorbe tantissimo allontanandolo molto spesso dalla moglie e dal figlio. Ma questi non sono affari miei, penso ad alta voce mentre rimetto velocemente a posto nel portafoglio i 500 euro che mi hanno dato oggi per questo mese.

Domani è sabato e il sabato sera però si esce anche per dare “una svolta a questa settimana” come dice Maria Grazia ed allora subito una telefonata ai nostri amici di sempre chiedendogli di non essere ostili con Khaled che uscirà con noi. Cena a San Lorenzo, tanta birra e tante parole, divertenti, nuove, simpatiche,  dolci ed alla fine, scontato come in una telenovela, Luisa, cioè io, 24 anni compiuti, carina, simpatica, bacio Khaled…

Si, l’ho baciato con la forza dell’incoscienza, con la fantasia della mia trasgressione e senza girarmi verso Maria Grazia che sicuramente disapprova ma non può neanche lei fermare la libertà di amare un uomo quando decidi di amarlo perché essere donna è anche questo e poi la vita è la mia e voglio viverla tutta.

Sono stati giorni bellissimi, sempre insieme, a casa , al mare, dovunque tra i mille racconti della sua vita sempre interessato anche alla mia, al mio lavoro, alla mia famiglia, a tutto.

E’ proprio un bravo ragazzo forse un po’ tradizionalista ma simpatico ed un grande amante.

Arriva giugno e così i miei esami mi prendono quasi tutto il tempo libero ma la vita no, quella l’ha già presa Khaled che amo alla follia.

Lui viene spesso a casa nostra perché vivendo in un alloggio fatiscente al Pigneto non ha molti amici a Roma,ma per fortuna Maria Grazia che ha cambiato parere, ride e scherza spesso anche con lui.

Sarebbe bello se si potesse fermare il tempo ma… certe volte la vita è tremenda e non avrei mai immaginato di scoprirlo così duramente quando una mattina stanca del solito latte riscaldato a casa scendo al bar sotto casa e in tv all’improvviso appaiono delle immagini del TG su un attentato appena avvenuto a Roma.

Rimango senza fiato quando descrivono un giovane straniero come presunto autore il quale dopo essersi introdotto nell’abitazione privata di un diplomatico americano responsabile della sicurezza dell’ambasciata a Roma, lo aveva ucciso fuggendo subito dopo facendo perdere ogni traccia.

Comincio a tremare tra le lacrime perché l’americano ucciso era il padre del ragazzo dove io andavo a lavorare e ora non so più cosa pensare… mi manca Khaled e corro in casa per telefonargli per cercare di calmarmi e capire.

Rientrando in casa non trovo Maria Grazia che già da ieri mi aveva avvertito che sarebbe stata da amici ma mentre convulsamente cerco di telefonare a Khaled vedo una lettera poggiata su un mobile del bagno che prima non avevo visto.

L’afferro e la apro cominciando a leggere… è di Maria Grazia che mi chiede scusa per quello che ha fatto ma non sapeva e non poteva spiegarmelo… Si era innamorata di Khaled perdutamente e in un pomeriggio galeotto rimasta sola a casa con lui in attesa che rientrassi, si erano amati in modo selvaggio.Aveva scoperto poi tra mille tormenti di aspettare un figlio e di essere determinata a vivere con il giovane algerino.

Alla fine mi diceva che da ieri era con Khaled e che sarebbe partita presto.

Priva di forze e senza fiato per la corsa, per le lacrime, per la sorpresa del contenuto della lettera non riesco a capire, a comprendere come il mio amore abbia potuto farmi questo distruggendo il mio futuro, quando suona il campanellodella porta.

E’ la polizia… mi chiedono di seguirli perché Khaled Marett algerino di 23 anni è il killer del diplomatico americano e sembra sia fuggito in Siria con una ragazza italiana, una certa Maria Grazia Ventori che a loro risulta abitare al mio indirizzo con me.

Frastornata e spossata dalle lacrime mi vesto velocemente e seguo la polizia per difendermi e raccontare tutto quello che so su loro due.

Sono giorni tremendi che non finiscono mai, interrogatori, giudici, anche il mio nome abbinato con molta semplicità dalla stampa alla coppia in fuga ha angosciato la mia famiglia e mio padre. Povero uomo è venuto a Roma per cercare di starmi vicina e contribuire alle spese per un avvocato.

E’ finito tutto … sono rimasta a Roma per continuare gli esami interrotti ma non abito più a Viale delle Provincie perché mi sono trasferita al Casilino dove pago di meno. Non ho più l’amore e ho perso anche la fiducia nella gente… Non ho più amici anche perché molti dopo le notizie stampa si sono subito allontanati da me per paura, per stupidità, perché non lo so…

Vivo le mie giornate scialbe e prive di tutto tra l’università e la casa dove abito e studio e dove stamattina sto cercando di preparare uno degli esami saltati. Suonano alla porta e la curiosità prevale sulla pigrizia… è Bernardo un ragazzo di Potenza che abita al primo piano che scusandosi mi chiede se ho del latte perché ho trovato un gattino e vorrebbe nutrirlo senza avere cibo per lui. Lo faccio entrare e mentre quello, affamato beve il latte da un piatto, Bernardo mi chiede come mi chiamo, Luisa gli rispondo mentre preparo una caffettiera sul fornello.

Si, un caffè… e poi parliamo un po’ di noi.

 

Ogni riferimento a fatti, persone e cose è puramente casuale.

 

 

Giuseppalfonso Mascolo

Loading

1 commento »

  1. Intenso e coinvolgente, fotografico in bianco e nero quindi tendenzialmente malinconico, ma una speranza c’è e, per fortuna, la troviamo nella più normale normalità (una caffettiera sul fornello). Io credo che l’autore ci voglia indicare una via di scampo: la ricerca individuale della normalità potrebbe, forse, far ridiventare normale questo Paese sovraesposto.

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.