Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2013 “La campana” di Francesco Sportelli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013

Qualche anno fa.

In quel giorno di sole il piccolo paese era in festa, le strade risuonavano dei passi di tutta la gente che si muoveva per arrivare in tempo per il grande evento. Una tale attesa c’era di solito solo per la festa del santo patrono.

Ma tutto era stato così fortemente atteso e ampiamente pubblicizzato anche nei paesi vicini che alle nove di mattina, ben tre ore prima dell’evento, le sedie disposte ordinatamente in piazza erano già tutte occupate e chi poteva metteva a diposizione della gente rimasta in piedi anche le sedie di casa propria.

Dopo decenni di sacrifici, rinvii, illusioni e disillusioni, finalmente tutto era pronto per inaugurare le tre grandiose campane della chiesa del paese per la cui costruzione ogni singolo cittadino aveva dato di tasca propria e persino chi non disponeva di denaro, pur di partecipare, si era messo a disposizione per preparare tutto quanto servisse per rendere quel giorno memorabile.

Ora voi dovete sapere che quel paese per troppi anni aveva ascoltato solo il rumore delle bombe e degli spari che risuonavano ancora negli incubi dei bambini, dei loro genitori e di tutti quelli che, benedicendo Dio, erano riusciti a tornare salvi dai vari fronti di guerra. La voglia di una pace duratura aveva spinto tutti verso questa grande impresa.

Capite bene che attesa ci fosse per sentire un suono nuovo nell’aria, anzi, tre suoni: DIN… DON… DAN!

E quel giorno l’attesa avrebbe avuto il suo compimento.

C’è da dire che per fare le cose in grande le tre campane furono commissionate a tre fabbricanti diversi in modo che ognuno desse alla sua campana una caratteristica che la rendesse memorabile ed unica.

La prima campana fu fabbricata nella capitale ed era intarsiata fantasticamente con scene che riguardavano la storia del piccolo paese.

La seconda campana, veniva addirittura dall’altra parte dell’oceano e per trasportarla c’erano volute tutte le precauzioni che di solito si usavano per i monumenti. Era rivestita con un materiale che le dava la lucentezza dell’oro in modo che il riflesso del sole su di essa si sarebbe visto anche da molto lontano.

La terza campana, costruita da un artigiano locale, era semplicemente… una campana. Sì d’accordo, le campane nuove sono tutte belle lucenti, ma questa era davvero semplice. Qualcuno pensò che, in fondo, una volta montata sul campanile sarebbe stata la più nascosta e allora l’importante era che funzionasse, anche perché ormai non era più il caso di lamentarsi.
Il paese aveva finalmente le sue tre campane, i suoi DIN… DON… DAN!

Ore dieci e mezza. Tutti sono pronti. Discorso del sindaco. Discorso del vescovo. Era stato invitato a parlare persino il deputato alla camera la cui nonna era nata nel paese.

Ore undici e cinquantacinque. Ringraziamenti a tutti da parte di tutti e… voilà… nel boato di un applauso scrosciante, il drappo rosso che copriva la parte superiore della torre che ospitava le campane era scivolato via grazie ad un meccanismo progettato da uno di quelli che non aveva potuto offrire denaro, ma solo il suo lavoro.

Le campane erano lì, gli applausi e le grida felici di tutti non riuscivano a placarsi. Qualcuno ha giurato di aver visto piangere per la commozione anche i più impenitenti e incalliti delinquenti della zona.

Sembrava che anche l’aria aspettasse di accogliere quei tre suoni nuovi, unici, liberatori e ripetibili: DIN… DON… DAN!

Per dare ancora più solennità ai rintocchi, si era scelto di far suonare le campane a festa, una alla volta per un minuto ciascuna, prima di dare il via al tripudio del concerto che tutti aspettavano.

Ore dodici. Prima campana.

DIN! DIN! DIN!DIN! DIN!….

Un boato di voci si alzò fino a quasi coprirne il suono.

Ore dodici e un minuto. Seconda campana.

DON! DON! DON! DON! DON!….

Ormai le urla e gli applausi erano incontenibili.

Ore dodici e due minuti. Terza campana.

DEN!? DEN!? DEN!?……!?

Il suono, dapprima nascosto dal rumore festante, si fece via via più presente mentre l’incredulità delle persone comandava alle loro voci e alle loro mani di fermarsi.

DEN!? DEN!? DEN!?……“Ma che suono è??” – si chiedevano guardandosi a vicenda con l’espressione di chi spera che il dubbio sia solo un’impressione personale –  “Forse è stata montata male???” – e in questa domanda già si instaurava quel senso di vana speranza tipico di chi non vuole arrendersi all’evidenza.

Il fatto era che, sotto gli occhi e le orecchie di tutti, la campana era STONATA!

Il primo che ruppe l’immobilità incredula di quel minuto eterno fu il parroco che corse subito dal campanaro per far cessare quella specie di suono ed annullare l’ordine di far suonare le campane tutte insieme. E difatti dopo qualche momento tornò il silenzio nella piazza. Solo i bambini continuavano a far festa a modo loro, ignari di tutto quello che stava accadendo. In fondo per loro la campana suonava. (O forse suonava per loro?)

Si andò subito a cercare l’artigiano che aveva costruito la campana che faceva “DEN!?” per farsi dare spiegazioni.

Intanto gli altri due costruttori si consultavano per stabilire le possibili motivazioni di quel suono così sgradevole e in disaccordo con le loro due campane, deridendo, neanche troppo velatamente, il loro collega locale. Si capì che la campana era montata correttamente. Quindi l’unica motivazione per cui risultasse così male accordata con le altre due era il fatto che la nota che essa produceva fosse un LA bemolle calante e questo poteva essere imputato soltanto a un difetto di fabbricazione.

(Il LA bemolle è una nota che si trova esattamente al centro tra il SOL e il LA, ma quando è calante si avvicina di più al SOL, resta imprecisa e questo è molto fastidioso se suonato insieme ad altre note precise.)

L’artigiano lo trovarono seduto su un muretto in fondo alla piazza con sei ragazzi da un lato e altri sei dall’altro che avevano in viso la sua stessa espressione. Un sorriso consapevole, come se ognuno di loro avesse previsto le reazioni di tutta quella gente.

Il sindaco in persona, insieme a tutta la giunta, lo andò prendere e lo costrinse ad attraversare tutta la piazza per salire sul paco e spiegare a tutti che lui era l’unico responsabile dell’accaduto e che la delusione provata da tutta quella gente l’avrebbe pagata a caro prezzo. Fece segno ai suoi ragazzi di rimanere dove erano e nel tragitto dal muretto al palco l’artigiano fu sommerso da insulti e frasi del tipo: “Sei la vergogna del paese!“ oppure “Vatti a fidare di quelli di casa tua!!”. Non avevano avuto quello che si aspettavano.

Intanto l’artigiano continuava a sorridere e questo indisponeva ancora di più le autorità e tra una spinta e l’altra riuscì a salire sul palco dove lo portarono davanti al microfono e lì iniziò una specie di interrogatorio.

La folla festante di qualche minuto prima ora aveva un’espressione mista di rabbia e curiosità, in fondo era uno di loro ed era sempre stato una brava persona e un bravissimo artigiano, ma quello che aveva fatto non sarebbero riusciti a perdonarglielo.

Il sindaco si pose davanti al microfono e, facendo il gesto del dito davanti alla bocca accompagnato da un deciso “Ssshhh!!”, fece fare nella piazza un silenzio irreale, mentre lo sguardo del vescovo si posava un po’ sull’artigiano, un po’ sulla folla, un po’ su quei ragazzi rimasti seduti su quel muretto in fondo. E fece cenno al sindaco di poter proseguire.

“Ti rendi conto di quello che hai fatto?” – tuonò il sindaco al microfono, mentre cresceva la consapevolezza che avrebbe anche potuto sfruttare quell’occasione per accrescere i consensi tra i suoi elettori – “Proprio qui, nel tuo paese!” E senza aggiungere altro fece posto all’artigiano in modo che da quel microfono potesse dare le sue motivazioni e, come molti pretendevano, potesse almeno fare le sue scuse in pubblico.

Molti che fino a quel momento non avevano neanche mai saputo come era fatta la sua voce, lo sentirono dire con voce serena, ma ferma: “Mi avete chiesto una campana che fosse speciale?”

e senza dare alla gente il tempo di annuire riprese: “Mi avete chiesto un campana unica?” e ancora: “Mi avete chiesto una campana che col suo suono ci ricordasse ogni giorno che non siamo più in guerra?”

Ora sul viso di tutti era visibile la domanda che nessuno osò fare: “Ma dove vuoi arrivare?”

“Ebbene” – disse l’artigiano del paese – “vi ho accontentati!”.

La curiosità nella gente aveva lasciato quasi totalmente spazio alla rabbia e intanto il sindaco cercava di far tornare il silenzio, ma solo per rendere più gustosa agli occhi di tutti l’improbabile auto-difesa di quello scriteriato concittadino.

Puntando l’indice verso il fondo della piazza l’artigiano disse: “Vedete quei ragazzi sul muretto?”. E mentre con andamento sincronizzato le teste della folla si volgevano indietro, l’indice puntato dell’artigiano si trasformò con movimento ritmico in richiamo per i ragazzi invitandoli a raggiungerlo sul palco.

Due ali di folla circondarono quei ragazzi, per la verità ora abbastanza impauriti, ma bastava lo sguardo sereno dell’artigiano a farli camminare spediti verso il palco. Il tutto con il sottofondo di un crescente mormorio di stizza.

Un volta sul palco i ragazzi si posizionarono intorno all’artigiano ancora una volta come su quel muretto: sei di qua, sei di là.

Al microfono disse: “Avete bisogno di qualcuno a cui dare la colpa?” – e qui il mormorio si fece scherno poiché la gente si sentiva presa in giro anche perché l’artigiano non aveva abbandonato per un solo momento quel suo sorriso – “Allora vi dico: la colpa è mia, ma il merito è loro!” indicando i ragazzi con entrambe le braccia aperte come a volerli abbracciare.

A questa affermazione, tutti, compresi il sindaco ed il vescovo, restarono sospesi tra il fare e il non fare semplicemente perché avvertivano che stavano per ascoltare qualcosa che adesso avrebbe coinvolto anche i figli di molti che erano lì e allora si concessero ancora qualche momento di ascolto.

Dopo aver rivolto uno sguardo complice ai suoi ragazzi, come a voler sottintendere che era arrivato il momento di sciogliere il segreto, l’uomo disse: “I giorni della guerra ci hanno portato via il sorriso, il riposo, le persone più care e le cose più preziose, ma non ci hanno portato via la voglia di sperare ogni giorno nella pace e in un ritorno alla serenità. Questi ragazzi un giorno vennero a trovarmi mentre lavoravo e stavo costruendo, per conto dello stato, armi, munizioni e tutto quello che la guerra usa per uccidere. Facevo questo per poter vivere, ma stavo morendo dentro. Ai ragazzi spiegai che prima della guerra costruivo campane e ne avevo costruite talmente tante e per tanti luoghi della nazione che ogni rintocco di campana che sentivo mi sembrava di essere chiamato papà” – a questo punto qualcuno tra la folla sorrise un po’ tra i denti, ma ormai tutti erano incollati al racconto – “Sentito questo, i ragazzi ebbero un’idea che da quel momento per me rappresentò il solo ed unico motivo di speranza anche perché fui subito contagiato dal loro entusiasmo. L’idea era quella il cui risultato oggi è sotto i vostri occhi: costruire una campana fondendo i bossoli dei proiettili trovati per le strade del nostro paese.”

A queste parole nessuno ebbe più il coraggio di muovere un muscolo se non per respirare, ma in silenzio.

L’uomo proseguì: “I ragazzi negli anni della guerra hanno raccolto più di trecentomila bossoli ed ogni giorno mentre li contavamo e accatastavamo eravamo sempre più fieri del nostro lavoro e del risultato che, prima o poi, ne sarebbe conseguito. Il momento arrivò quando mi proposero di costruire una campana proprio per il mio amato paese.

Ora, cari amici, vi ripeto le domande che vi ho fatto poco fa: “Mi avete chiesto una campana che fosse speciale?”, “Mi avete chiesto un campana unica?”, “Mi avete chiesto una campana che col suo suono ci ricordasse ogni giorno che non siamo più in guerra?”, ebbene se non siete soddisfatti del risultato prendetevela pure con me, ma ringraziate questi ragazzi per la speranza che ci hanno insegnato.”

Adesso il boato sentito durante il rintocco della prima campana era niente in confronto a quello che si alzò da ogni persona presente, sindaco e vescovo compresi. Solo per un momento i bambini presenti smisero di giocare richiamati da quello che stava accadendo, ma un attimo dopo le loro voci si riunirono alla festa.

I ragazzi dell’artigiano si strinsero a lui e i loro genitori che erano in piazza piansero di orgoglio.

Ci fu solo una cosa che interruppe, a suo modo, la festa: “DIN! DON! DEN!… DIN! DON! DEN!… DIN! DON! DEN!…” –  il parroco aveva dato l’ordine al campanaro lassù in cima!

Quel suono sgraziato si era unito a quello delle altre due campane e, almeno per quel giorno, tutti furono entusiasti di ascoltare quel LA bemolle calante, storia viva di quel piccolo paese.

Dopo quella giornata, il sindaco, d’accordo con le altre autorità, decise di porre quella campana speciale in un campanile esclusivamente ed essa dedicato perché – tratto dal suo discorso – “È una voce fuori dal coro e canta da sola una melodia che non può e non deve confondersi con le altre melodie della vita. Canta la pace con la forza di chi sa cosa sia la guerra. E più che un LA bemolle calante, mi piace pensare che essa produca un SOL crescente. Come il SOLE della nostra speranza.”

Loading

15 commenti »

  1. Bellissimo racconto Francesco! Ricco di poesia, sensibile, delicato. Vedo l’espressione confusa di quei ragazzini ma nello stesso tempo impettiti per il loro operato. Grande il capanaro!! Bravo, complimenti e auguri davvero!

  2. Grazie Eleonora.
    Devi sapere che il racconto si ispira liberamente ad una storia vera e sono contento ti sia piaciuto.
    A presto

  3. Molto bello questo racconto di guerra, di pace e di campane! Bello il finale che sorprende. Complimenti.
    Se ti va, leggi il mio racconto per ragazzi, che ha come protagonista una piccola campana!

  4. Ciao Giovanna, grazie per il tuo commento. Andrò sicuramente a leggere il tuo racconto.
    A presto

  5. Complimenti Francesco, una bellissima storia, se è tratto da una storia vera posso permettermi di chiederti dove si trova questa famosa campana?? è una cosa sorprendente, mi ha incuriosito molto!! complimenti!

  6. Grazie Alessando, attualmente dovrebbe trovarsi vicino Tirana in Albania. Una copia si trova ad Avezzano in Abruzzo.
    Per saperne di più su cosa mi ha ispirato il racconto leggi qui
    http://ilcentro.gelocal.it/laquila/cronaca/2012/12/09/news/addio-a-don-sciarra-prete-missionario-vicino-agli-oppressi-1.6171637
    A presto

  7. Grande persona Don Antonio, meno male che qualche italiano ci fa ancora onore e come sempre i migliori se ne vanno. Grazie tante per l’informazione!!!

  8. @Giovanna Bertino
    Carissima Giovanna, sono contento che le nostre campane potranno suonare insieme nell’antologia. Ci si vede a Lucca

    @Alessandro Del Prete
    Grazie davvero per il tuo sostegno

  9. Il tuo racconto, Francesco Sportelli, è molto bello ed ha meritato la vittoria. Adesso le nostre due campane suoneranno a festa!!! Din,Don, Dan
    Grazie Silvia, Emanuela e tutti gli altri per i commenti ed il sostegno.È stata proprio una bella esperienza.

  10. COMPLIMENTI PER LA VINCITA FRANCESCO!!

  11. Grazie Eleonora, è stato bello per me sperimentarmi anche in questo. Sono contento. A presto

  12. […] Avezzano. Al suo esordio come scrittore di racconti, Francesco Sportelli con il suo racconto La Campana è stato selezionato, unico abruzzese tra i 25 premiati, dalla giuria tecnica della XII edizione del premio letterario “Racconti nella Rete 2013 – LuccAutori”. Il racconto sarà pubblicato nel libro antologia del Premio 2013 edita da Nottetempo e distribuito a livello nazionale. I vincitori saranno premiati a Lucca in occasione della XIX edizione di LuccAutori in programma sabato 12 e domenica 13 ottobre 2013. La Campana è liberamente ispirato ad un avvenimento realmente accaduto ad opera di don Antonio Sciarra, sacerdote abruzzese missionario in Albania dove, nel 1999, fece costruire con i bossoli raccolti, la “Campana della Pace”, portata in giro sia in Albania che in Italia. Un messaggio di dura condanna della guerra e di speranza in un mondo di pace e di fratellanza tra i popoli. Demetrio Brandi, presidente del premio, si complimenta con i vincitori e rivolge un sincero ringraziamento a tutti gli autori che hanno partecipato a questa edizione. “Il sito del premio ha raccolto opere di qualità da tutta Italia e anche dall’estero” – dice Brandi. I 25 racconti vincitori saranno inoltre protagonisti della mostra “Racconti a colori” che coinvolgerà gli studenti del Liceo Artistico di Lucca che illustreranno con tecniche miste  i racconti. La mostra si inaugurerà il 5 ottobre e le opere rimarranno esposte a Villa Bottini dal 5 al 13 ottobre. Una bozza del racconto La Campana di Francesco Sportelli è possibile leggerla in rete a questo link: http://www.raccontinellarete.it/?p=12485 […]

  13. […] Avezzano. Francesco Sportelli ritirerà a Lucca il Premio letterario “Racconti nella rete 2013 – LuccAutori” per il suo racconto La Campana, pubblicato nel libro antologia del Premio 2013 edita da Nottetempo e distribuito a livello nazionale. Il racconto è dedicato a don Antonio Sciarra, sacerdote abruzzese missionario in Albania, e liberamente ispirato ad un avvenimento realmente accaduto ad opera del sacerdote durante una delle sue missioni di pace. Il racconto La Campana ha ispirato anche un’opera pittorica ad opera di uno degli studenti del Liceo Artistico di Lucca esposto nella galleria “Racconti a colori” allestita a Lucca in occasione del LuccAutori 2013. Una bozza del racconto La Campana di Francesco Sportelli è possibile leggerla in rete a questo link: http://www.raccontinellarete.it/?p=12485 […]

  14. una sola parola.. bravo!!!

  15. Grazie Hugo!

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.